Non solo nuovi problemi per la salute umana, ma ammontano a circa un miliardo di euro i danni alle coltivazioni Made in Italy provocati dall’invasioni di parassiti “alieni” provenienti da altri continenti che a causa dell’intensificarsi degli scambi commerciali sono arrivati in Italia dove hanno trovato un habitat favorevole a causa dei cambiamenti climatici, dalla Drosophila suzukii alla Aetina Tumida, dalla Tristeza alla Xylella.
E’ quanto emerge da uno studio della Coldiretti in occasione degli “Stati Generali sui cambiamenti climatici e sulla difesa del territorio” ai quali interviene il presidente Roberto Moncalvo. Sotto attacco – sottolinea la Coldiretti – ci sono tutte le principali coltivazioni del Made in Italy dall’olivo al castagno, dal pomodoro agli agrumi, dalla frutta al miele che hanno subito pesanti ridimensionamenti produttivi. “Un positivo passo in avanti è arrivato dal via libera della camera al decreto legge agricoltura che il provvedimento fa rientrare alcune fitopatie tra gli eventi per i quali puo’ essere dichiarato lo stato di calamità ai sensi delle norme sul fondo di solidarietà nazionale con misure di sostegno in favore degli imprenditori agricoli colpiti“, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare però “l’importanza di agire nella prevenzione con la ricerca e il contrasto ai cambiamenti climatici promuovendo modelli di produzione consumo piu’ sostenibili”.
Se la Xylella fastidiosa che sta facendo strage di ulivi nel Salento è proveniente dal Costa Rica, le castagne hanno invece già pagato un conto salatissimo con la produzione che è scesa al minimo storico pari ad appena 1/3 di quella di 10 anni fa per colpa – precisa la Coldiretti – del cinipide galligeno del castagno, il Dryocosmus kuriphilus, proveniente dalla Cina che provoca nella pianta la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni contro il quale è stata avviata una capillare guerra biologica attraverso lo sviluppo e accurata diffusione dell’insetto Torymus sinensis, che è un antagonista naturale, anche se ci vorrà molto tempo per ottenere un adeguato contenimento.
La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, di agrumi e mille fiori – sostiene la Coldiretti – è quasi dimezzata nel 2014 anche per l’arrivo in Italia dell’insetto killer delle api che mangia il miele, il polline e, soprattutto la covata annientando la popolazione di api o costringendola ad abbandonare l’alveare. Si tratta del coleottero Aethina Tumida della famiglia dei Nititulidi che aveva già invaso il Nord America alla fine degli anni ’90 provocando ingenti danni, diretti ed indiretti, poiché a seguito del venir meno delle api sul territorio, si prevedono conseguenze anche per gli agricoltori per la carenza d’impollinazione delle colture agrarie.
E se gli agrumi della Sicilia sono stati gravemente attaccati dalla Tristeza (Citrus Tristeza Virus) che ha indebolito oltre il 30 per cento delle coltivazioni, centinaia di migliaia di piante di kiwi del Lazio e Piemonte sono state letteralmente sterminate dalla batteriosi del kiwi (Pseudomonas syringae pv. Actinidiae), mentre melo e pero in Emilia- continua la Coldiretti – sono stati colpiti dal colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora). Ma c’è anche il punteruolo rosso Rhynchophorus ferrugineus originario dell’Asia che ha fatto strage di decine di migliaia di palme dopo essere comparso in Italia per la prima volta nel 2004 e da allora si è dimostrato un vero flagello che ha interessato il verde pubblico e privato in Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Liguria, Abruzzo e Molise.
E danni incalcolabili sta anche facendo la Drosophila Suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che ha attaccato ciliegie, mirtilli e uva soprattutto in Veneto. Siamo di fronte – sostiene la Coldiretti – ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si manifestano con una tendenza al surriscaldamento che si è accentuata negli ultima anni ma anche con il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ed anche l’aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti che colpiscono l’agricoltura. La conferma della tendenza al surriscaldamento anche in Italia viene dal fatto che i 10 anni più caldi dal 1880 ad oggi, ben nove sono successivi al 2000. Dopo il 2014 che è stato l’anno piu’ caldo da quando ono iniziati i rilevamenti – conclude la Coldiretti – c’è il 2003 (+1.37°C), 2007 (+1.33), 2012 (+1.31), 2001 (+1.29), poi il 1994 (+1.11), 2009 (+1.01), 2011 (+0.98), 2000 (+0.92), 2008 (+0.89) secondo l’Isac Cnr.