La loro sfida (anticipata dalla realizzazione del cortometraggio “Rita”), come ha raccontato Antonio Piazza, è stata quella di “smontare” l’idea di una Sicilia che per loro «non esiste», una Sicilia «del tutto inventata»: Montalbano che mangia le arancine e la pasta con le sarde, gli scenari fantastici, il cielo azzurro perenne, il mare sempre pulito, il continuo bel tempo non rappresentano la loro regione. I due registi hanno vissuto, per anni e anni, in un luogo completamente diverso. «La Sicilia è un posto molto raccontato ma poco raccontato allo stesso tempo», afferma Antonio, che definisce opere come quella con Zingaretti ottime «operazioni turistico commerciali e un sogno di ogni film commission perché portano turismo». La loro Sicilia è diversa: «Volendo raccontare una storia nostra, Siciliana, Palermitana, ambientata nella città da cui proveniamo, abbiamo intenzionalmente deciso di affrontare il toro per le corna, confrontarci con alcuni cliché della narrazione siciliana, la Mafia, e sfidarli». I protagonisti sono Salvo, un killer appartenente ad una cosca mafiosa e Rita, ragazza non-vedente. Il rapporto tra i due personaggi principali è pieno di sguardi, di urla ma, soprattutto, di silenzi. A fare da cornice alla vicenda dei due protagonisti, interpretati da Saleh Bakri (attore palestinese) e Sara Serraiocco, c’è il mostro della Mafia e una grottesca coppia piccolo-borghese (interpretata da Giuditta Perriera e Luigi Lo Cascio – l’indimenticabile Peppino Impastato de “I Cento Passi”) che ospita Salvo in una squallida e piccola stanza del loro appartamento. Il film è un prodotto senza colonna sonora (c’è solo una canzone definita “diegetica” da Piazza: “Arriverà” dei Modà e di Emma, elemento fondamentale nella narrazione) ed è basato sull’uso dei rumori. L’uso del sonoro è, come specificato dai registi, fondamentale: «Il nostro obiettivo è quello di raccontare la cecità, dando importanza a tutto quello che non si vede, sottolineando un rapporto tra quello che si vede e quello che è fuori l’inquadratura». La pellicola, come dichiarato da Grassadonia, racconta di due tipi di cecità: quella fisica di Rita e quella morale di Salvo. Non è da sottovalutare nemmeno la cecità della società siciliana che, secondo i due registi, accetta che la mafia si espanda come un cancro sul proprio territorio, chiudendo gli occhi.
Noi di Cinquecolonne, durante l’incontro, abbiamo posto due domande ai registi: