Nella storica cornice del Cinema Vittoria di Napoli, uno dei pochi baluardi “cinematografici” rimasti al Vomero, per la rassegna del Napoli Film Festival Incontri di Cinema c’è stata stamattina la proiezione di un film con Giorgio Pasotti, “Nottetempo”, e un incontro con l’attore bergamasco, Francesco Prisco (il regista), Antonio Milo (recentemente l’Attilio di “Gomorra – La Serie”) e i due produttori della pellicola, Amedeo Bacigalupo e Alessandro Cannavale (figlio dello storico attore napoletano scomparso recentemente). Gli ospiti hanno raccontato aneddoti e svelato curiosità sul loro mondo, parlato del lungometraggio (considerato un film a basso budget perché realizzato con soli 600mila euro) e avuto un colloquio diretto con il giovane pubblico presente in sala.
Francesco Prisco ha raccontato di aver iniziato la sua carriera a 17 anni, realizzando il suo primo cortometraggio e partecipando, consecutivamente, a laboratori di sceneggiatura, corsi di regia con Dario Argento e Daniele Luchetti e girando cortometraggi con attori di spicco come Gianmarco Tognazzi. Pasotti ha parlato dei suoi esordi, affermando che «la vita è ciò che accade mentre stai realizzando progetti»: voleva diventare medico sportivo e, a 19 anni, giunse a Pechino per diventarlo ma fu ingaggiato, quasi per caso, per un film sulle arti marziali (perché il regista cinese cercava un ragazzo occidentale). Cominciò a raggiungere una «piccola fama» perché era l’unico attore nei titoli di coda con un nome in stampatello scritto con caratteri non-cinesi. «Il vero “colpevole” del fatto che io sia qui a parlare di cinema è Luchetti che, quando tornai in Italia, mi vide e mi chiese di fare il protagonista in un suo film con Stefano Accorsi (“I piccoli maestri”). Non ho avuto tempo di riflettere su cosa mi stesse accadendo e mi sono tuffato in questo mestiere che mi è piaciuto da subito ma che non è mai stato un sogno da bambino», ha dichiarato l’attore.
Bacigalupo ha definito il cinema «una forma d’arte ma, allo stesso tempo, mercato» e ha intrapreso un discorso sui metodi di produzione, sui fondi e sugli investimenti di un film: «Come si rientra? Si rientra con gli incassi. Un film ha delle varie forme di sfruttamento, come l’uscita in sala, e lì ti fai il segno della croce perché oggi è molto difficile recuperare quello che è costato con lo sbigliettamento nelle sale. C’è, poi, l’home video, internet con le varie piattaforme che mandano a pagamento le pellicole, la televisione free e pay e le vendite estere». Gli attori hanno anche parlato di talento e forza di volontà, inevitabili per fare cinema: «Per fare successo serve tanta pratica e trovare qualcuno che apprezzi il tuo lavoro e sia disposto a credere in te», ha dichiarato il regista Francesco Prisco. «Romanticamente direi la passione ma ci vuole anche talento, una cosa che non si può acquistare al supermercato. Una volta verificato questo, studiare. Spesso e volentieri il nostro lavoro viene identificato come una cosa facile da fare ma non è così», ha affermato Antonio Milo. Gli fa eco Pasotti: «Uno immagina le star hollywoodiane, le copertine, le donne. E’ certamente molto affascinante ma non è così. E’ anche quello ma è riservato solo alle persone che ce la fanno veramente. Io ho tantissimi colleghi bravissimi che, purtroppo, stanno a casa, non lavorano e non hanno di che mangiare. Bisogna verificare che ci sia una serie di colpi di fortuna, al momento giusto, al posto giusto».
L’attore, diventato famoso anche per aver lavorato con Gabriele Muccino, ha raccontato anche un aneddoto: «L’Ultimo Bacio fu un film che segnò un momento molto particolare del mondo del cinema. Un film folgorante che segnò più di un’intera generazione. Il giovedì sera eravamo noi attori, (io, Accorsi, Santamaria, Favino) e ci dicevamo, davanti una pizza, “speriamo che vada bene, che guadagni almeno 300mila euro, che qualcuno lo veda”. Chiamavamo gli amici per dire “mi raccomando, va’ a vederlo”». Nel giro di due settimane ci scoppiò fra le mani. Le coppie entravano assieme al cinema e, dopo averlo visto, si lasciavano. Lo racconto per dire che questo mestiere è un’enorme scommessa: può andarti bene (e molto spesso non va molto bene) ma può regalarti anche delle grosse soddisfazioni, come la vittoria dell’Oscar con Sorrentino. I costi sono molto salati, però: bisogna crederci veramente». Gli ospiti hanno anche risposto alle domande su “Nottetempo”, una pellicola ambientata tra Napoli e Bolzano intrisa di colori noir, spunti thriller e momenti drammatici, un film i cui «personaggi tendono a scoprirsi man mano che la storia va avanti e lo spettatore li accompagna con curiosità», come indicato da Pasotti.